Una caldissima luce brillante di agosto ci abbaglia. Dreaming Verona… È un sogno? Stropicciamo gli occhi, osservando da una piccola fessura la realtà, sogno o luce che sia. A fatica mettiamo a fuoco: solo qualcosa, brevi dettagli, di persone, edifici, colore. È un sogno. Personale e soggettivo, di una Verona abbacinata. Le fotografie di Alessandro Gloder sognano Verona. La città scaligera si mette in posa, dipinta attraverso la luce, il pennello che trasmette il pensiero dell’artista. Gloder descrive Verona: disegna i dettagli delle architetture, comunica graficamente gli spazi, evidenzia i tratti somatici della città, munito del suo personale e soggettivo pennello fotografico. Ogni tratto di colore è scelto, soppesato con puntuale e personale attenzione. La sua Verona si identifica così: di luce, di dettagli minuti osservati da piccole fessure, e di ampie porzioni sfumate. Gloder è un sognatore impenitente, che vorrebbe poter toccare i ricordi della sua macchina fotografica, e li imprime, su una carta materica, una carta cotone che rende tridimensionale lo spazio del foglio. Fuori fuoco molteplici, immagini abbaglianti, distinte in pochi precisi dettagli. È ciò che rimane nella mente di chi, sognatore, cerca di ricordare alcuni lacerti, sfumati anche nelle sensazioni. Cosa ricordi di un sogno? Qualche dettaglio, che a malapena riesci a descrivere a parole, benchè ancora per un attimo rimanga nitido nella mente. Come il ricordo di quella mattina di agosto, dalla luce abbagliante, che ha sommerso le immagini della città. Guardando, anzi, sognando Verona.
Dreaming Verona – Testo a cura di Valeria Nicolis